
Massimo Faenza ha rassegnato le dimissioni pochi giorni fa e verrà sostituito nell'assemblea di BANCA ITALEASE di domani. Il titolo ha subito un forte ridimensionamento in Borsa. Tutti i nemici di Faenza, tutti i signori del 'io l'avevo detto...' sono all'attacco e l'opera di demolizione è appena iniziata. Pochi escono dal mucchio per dire che Faenza ha trasformato una rugginosa società di leasing in una delle banche più innovative e commercialmente brillanti dell'opaco panorama italiano e lo ha fatto con metodi moderni e non sbrigativi. Dall'altare alla polvere il passo è breve, lo si sa, ma diamo a Cesare-Massimo quel che è di Massimo. Italease è una nuova realtà nel panorama delle banche italiane, ha personale giovane e preparato e ha saputo realizzare risultati importanti nel leasing e fuori dal leasing. Chiunque prenderà il timone non troverà una banca allo sfascio e una facciata dietro cui non esiste nulla. Faenza paga la sete di giustizialismo che arriva sempre quando i buoi sono scappati (ma perchè authority e vigilanza arrivano sempre tardi?). Nelle pratiche creditizie di Ricucci (ieri) Coppola (oggi) e chissà quale altro costruttore domani sono incappati in tanti, compreso i grandi istituti come Unicredit e Intesa, che hanno maggiore capacità di imbavagliare i media.
Preoccupa semmai la leggerezza con cui Italease si è avventurata nella vendita di derivati-strutturati alla clientela di piccola e media dimensione. Questo sì è un grave errore, perchè il precedente di Unicredit è noto a tutti e le lezioni si potevano imparare benissimo. Ancora una volta si leggono sciocchezze sui derivati. I profitti della Banca non sono le perdite (realizzate e non) dei clienti), sono le commissioni pingui percepite nell'intermediazione dei prodotti derivati tra cliente da un lato e grossista (le grandi banche internazionali che dominano il mercato dei derivati) dall'altro. Questa, forse più che i fidi a Coppola, è la vera responsabilità dell'amministratore delegato Massimo Faenza che non si è mai domandato cosa volessero dire quei profitti straordinari che arrivavano da un'attività non tradizionale.
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