venerdì 26 gennaio 2007

ognuno ha la banca che si merita...




Parliamo di CARIGE...


Scrive il Giornale martedì 23 gennaio:
La miglior difesa è l’attacco, per il dottor ragionier (ci tiene a entrambe le qualifiche) Giovanni Alberto Berneschi, presidente e grande timoniere di Banca Carige. Il maggiore istituto di credito della Liguria è sbattuto dai marosi? «E noi lavoriamo» replica. Le malelingue parlano di operazioni e conti in disordine? «E noi mettiamo sul campo un capitale di 5 miliardi e mezzo di euro - aggiunge -, a prova di una crescita costante e consistente che, fra l’altro, ci ha indotto a moltiplicare i vicedirettori generali». Così Berneschi, capello grigio ma energia prorompente, dà il via libera alla linea verde in una banca che era stata accusata spesso di gerontocrazia: sotto la sua regia, il consiglio di amministrazione ha approvato ieri il nuovo assetto di vertice che, accanto al riconfermato Alfredo Sanguinetto come direttore generale, esprime quattro vicedirezioni generali con decorrenza primo maggio 2007: vicedirezione generale Rete affidata all'attuale vicedirettore generale Carlo Arzani, 60 anni (che assume anche il ruolo di vicedirettore generale vicario); vicedirezione generale Prodotti affidata all'attuale direttore centrale Mario Cavanna, 56 anni; vicedirezione Governo e Supporto affidata al direttore centrale Ennio La Monica, 46 anni; vicedirezione generale Amministrazione affidata al direttore centrale Giacomo Ottonello, 46 anni. Il nuovo assetto - sottolinea ancora il presidente - è stato «benedetto» dai soci francesi di Cnce e «dimostra la capacità di rinnovamento della Carige e l'ampia gamma di dirigenti validi, in grado di subentrare in posti di alta responsabilità». Nessuna polemica, dunque, con i soci francesi: è vero che in una lettera del 17 novembre scorso all'ex presidente della Fondazione Carige, Vincenzo Lorenzelli, il presidente della Caisse Nationale des Caisses d'Epargne, Nicolas Merindol, ha sostenuto l'opportunità della nomina di un amministratore delegato per Banca Carige «per condurre lo sviluppo nazionale nazionale della banca e assicurare il cambiamento». Ma Berneschi ci tiene a rimarcare ancora una volta l'equivalenza, nello statuto della banca, tra il ruolo di amministratore delegato e direttore generale. «Hanno gli stessi poteri». Dopo il contrattacco, c’è anche posto per una punta di amarezza: «A volte ci sentiamo massacrati - scandisce il vecchio-sempre-giovane leone - Eppure, in Liguria se non ci fosse la Carige...». Non finisce la frase ma si capisce benissimo dove vuole arrivare. ...>

Linea verde?? Un sessantenne e un cinquantaseienne? Bah...
E la vecchia riservatezza dei banchieri dov'è finita? Berneschi parla a ruota libera per smontare gli attacchi dei giornali.
Ma i clienti e i correntisti della Carige è questo che vogliono dalla loro banca?

moneta cattiva scaccia Moneta buona...



Sembra proprio che i giorni di Andrea Moneta in Unicredit siano alla conta finale. Il responsabile della Divisione Poland Market (...ma che razza di divisione è?) sarebbe in procinto di fare la valigia per approdare in qualche altro gruppo bancario. E con lui se ne va un altro dei 'galacticos' ingaggiati da Profumo-Moratti, che come il Conte Ugolino si è già mangiato i figli Maiocchi, Bolgiani (ricordate l'amministratore delegato di Eptaconsors?) Monari, Crovetto e persino l'indigesto Piero Celli.


E a chi toccherà la fortuna della Divisione Poland Market? Per i pochi che hanno interesse a trovare la risposta, i bene informati dicono che la lotta è tra il sig.Lovaglio e il sig.Ghizzoni, entrambi onesti pedalatori che non trovando grande attenzione in Italia sono dovuti emigrare in Bulgaria e Polonia rispettivamente. Il pedigree di Moneta che racconta di trascorsi in Andersen Consulting e Banca Centrale Europea non è bastato a farne il nuovo enfant-prodigio dell'era Profumo. Insomma moneta cattiva scaccia Moneta buona... Bancari di vecchia scuola rincuoratevi...i consulenti stanno perdendo sex appeal !

martedì 23 gennaio 2007

l'ultimo immortale


Quanti anni ha Mario Aramini, l'inossidabile direttore generale di Unicredit Banca d'Impresa? C'è chi dice 70 e chi giura abbia superato gli 80 ma che sia in buoni rapporti con il medico di Berlusconi.
Di sicuro c'è che ha l'energia di un ventenne, gestisce una banca con oltre 50 miliardi di impieghi con polso fermo e antico autoritarismo e si diverte ancora come un bambino a scorticare qualche giovane e saccente consulente che crede di insegnare il mestiere al 'Grande Vecchio' con dosi di powerpoint (tra tutti preferisce cucinare i McKinsey con le camicie bianche come il pallore del loro viso) . Passeggia a testa alta da piazza Bra a via Garibaldi nella lugubre sede della banca a Verona, con la serenità di chi ha visto la fine di eccellenti banchieri di lungo corso, i boriosi figli del Credito Italiano prima e gli schizofrenici della nidiata dei Profumo-boys dopo. Persino il potente e diabolico Pietro Modiano ha dovuto scendere a patti con Mario Aramini, dopo avere giurato di mettere fine alla dittatura.
Nemmeno le truppe tedesche e austriache lo hanno scalfito e si narra che Mario abbia costretto tutti a masticare italiano nei cantieri dell'integrazione, perchè con l'inglese 'un ci piglia..'
Lui è sempre lì, sul ponte di comando, temuto ma anche rispettato dalle sue truppe guerriere e da imprenditori con sempre poco capitale e troppi debiti.

Ora ci proverà il calmo e fermo Ogliengo a convincere Super Mario ad andare in Costa Azzurra a godersi miti giornate di sole, ma i bookmaker sono incerti sulle quote di un pensionamento a fine 2007.
Per il momento i vice direttori generali continuano ad incassare con sorrisi di circostanza le taglienti battute del terribile toscano, aspettando con pazienza il giorno della liberazione.

Quando sarà premiata la pazienza e la dedizione del sorridente Gianni Coriani, che occhieggia da oltre un anno la poltrona di Direttore Generale?
La risposta corretta è: quando lo deciderà SuperMario....

lunedì 22 gennaio 2007

Quo vadis?


Quale sarà la prossima destinazione di Massimo Arrighetti?

Vera vittima illustre del rimpasto di poltrone avvenuto in IntesaSanPaolo, abbandonato dal suo CEO a cui aveva consegnato profitti alquanto fragili insieme a una rete bancaria completamente sfinita da metodi poco urbani, rifiutato da Modiano a Torino, Arrighetti non sembra avere ancora trovato una nuova poltrona.
Niente paura...la troverà, perchè l'essere finito a pieno titolo nell'elenco dei 'manager cattivi' lo renderà sicuramente appetibile per qualcuno che crede ancora che le aziende debbano essere gestite a pane e frusta, per ottenere buoni risultati in poco tempo.
Voci di corridoio indicano Banca Lombarda o BPU tra le possibili banche interessate all'ex-responsabile della Divisione Rete di Banca Intesa, ma c'è chi non manca di ricordare che l'unico posto in cui Arrighetti abbia lasciato un segno sia BancoPosta, pronto ad un secondo miracolo.

Nel frattempo il popolo di Banca Intesa incredulo gusta un temporaneo senso di fine di una lunga dittatura, nell'attesa di conoscere il suo destino dai nuovi Capi Area appena nominati da Modiano e Micheli. Le fotografie di Arrighetti sono state tolte dalle pareti divisorie delle filiali. Ma servivano a venerare il Grande Dittatore oppure a riconoscerlo qualora fosse entrato in uno dei suoi pericolosi 'mistery shopping' ?

giovedì 18 gennaio 2007

il circo sta allestendo lo spettacolo


Un documento di 34 pagine -pubblicato con grande tempestività dal Sole 24 Ore- è servito per incollare tutti i pezzi della organizzazione dei due giganti del credito italiano uniti in matrimonio. Signori, nasce Intesa SanPaolo o SanIntesa. Un minuto di silenzio.

Leggere questo ordine di servizio è illuminante sulla quantità di problemi che il vertice della nuova banca deve prepararsi a sbrogliare. I pezzi sono solo accostati tra loro, non sono incollati affatto.
Ma se il documento ha il pregio di mettere fine a quattro mesi di pettegolezzi, speculazioni e scommesse che hanno catturato l'attenzione di 100.000 dipendenti (...a scapito dei clienti?), e di assegnare finalmente le principali funzioni a nomi e cognomi, esso segna allo stesso tempo l'inizio della preparazione del circo. Da qui in poi comincia il grande e crudele gioco delle poltrone... Un posto e almeno due pretendenti, sotto l'occhio rapace di Francesco Micheli (non quello che suona il piano, quello che ha lunghe forbici), che non perderà occasioni per costringere i colonnelli a smagrire i ranghi dagli anziani e dai più deboli. E tutte le promesse di meritocrazia e di selezione dei migliori della specie si infrangeranno contro le buone vecchie abitudini tribali: 'Lo conosco, mi fido, scelgo lui!'

Il circo si presenta ancora più interessante perchè mentre la stampa danza attorno al fuoco della governance, degli azionisti e delle fondazioni, 100.000 soldati assistono impotenti al loro destino in una guerra tra nordisti e sudisti che sta per cominciare e si domandano chi sarà il loro nuovo capitano e sotto quali insegne dovranno combattere armati di prestiti personali e carte di credito. Paradossalmente il conquistatore (Banca Intesa) cede al conquistatore (SanPaolo) il grosso delle sue truppe che vive di giorno nelle filiali della Banca dei Territori.
E che dire poi di quanti già prefigurano lo scenario di un ribaltone con Pietro Modiano strangolato tra le spire degli uomini di Passera, collocati negli angoli strategici della nuova galassia? Triste abitudine di una classe manageriale più capace di tessere trame e complotti, che non di fare felici i propri clienti con poche semplici cose. Così mentre i colonnelli di SanIntesa misurano il perimetro del loro nuovo potere e la dimensione di uffici e scrivanie...i clienti silenziosamente si preparano al peggio e a trasferire armi, bagagli , mutui e RID alle meno minacciose banche locali. Il mercato è libero...vinca il migliore!